Il piatto Perfetto
Faggiano in umido con funghi
Abbinamenti
Nel calice, il Franciacorta di Coronea si presenta di un dorato brillante con perlage fine e persistente. Primo naso di un’invitante e suadente pasticceria, in cui si rincorrono ricordi di agrumi, frutta esotica e fiori freschi. Convince anche al palato, dove il perlage si fa spuma sottile e avvolgente, tanto da richiamare la percezione avvolgente tipica d’un Satén. È una sensazione di “morbido asciutto” quella che lascia in bocca il Franciacorta Coronea. Qualcosa di aristocraticamente garbato, pur nella sua estrema nettezza. Da provare con un piatto di ravioli di cernia e porcini.
All’altezza anche le scelte estetiche. Un Franciacorta dall’etichetta in rilevo, stampata su metallo. A dominarla, il logo della cantina Coronea: il leone di Giuda, appunto coronato, che appare nel libro della Genesi. Così come Coronea è assieme genesi di un’avventura e rinnovata somma, per Andrea Bignotti e Chiara Turelli. La scritta in latino sullo stendardo, Lux in tenebris lucet, fa riferimento al concetto di vino della coppia: “Un nettare che porta convivialità e, a suo modo, diventa qualcosa capace di risplendere nelle tenebre”. Stralci di simbolismo anche nella presenza di una palma e della stessa corona. La cantina si trova in via Santo Stefano Martire a Sale di Gussago, poco lontano dalla casa parrocchiale intitolata al primo martire. Palma e corona sono i simboli del santo, morto lapidato. Infine la scritta Franciacorta, la cui particolarità risiede nella scelta del carattere. “Un corsivo italico – spiega Andrea Bignotti – coniato da Bernardino Cataneo per la lettera indirizzata al Caterina de’ Medici, utile ad accompagnare il regalo di un volume dell’Orlando furioso, il poema di Ludovico Ariosto”.